Un Napoli
che corre a mille, un Napoli che fa dell'intensità e del pressing le
sue armi migliori, un Napoli che palesa una invidiabile condizione
atletica. Un Napoli finito però sotto l'occhio dell'antidoping. Al
fischio finale dell'ultima partita casalinga un delegato del Coni ha
invitato l'intera squadra azzurra a recarsi in infermeria per un test
antidoping di gruppo.
Ultimate
le fasi preparatorie dagli addetti preposti, i calciatori del Napoli
giunsero alla spicciolata per effettuare ognuno il loro personale
controllo.
Il
primo ad entrare nella sala dell'infermeria fu Christian Maggio che
si trovò di fronte un funzionario di Torre Annunziata che gli disse:
“buonasaer,
mi serve un campione di ureina”
“Scusate
pensavo che era il mio turno - rispose spiazzato Maggio - vi faccio
entrare subito Pepe. Arrivederci.”
“E
che ve ne andate? – incalzò l'addetto oplontino – Voi dovete
fare il contraollo...”
“Vabbè,
lo faccio doping” ribatté confuso Maggio.
E' il
turno di Zuniga a dover esaminare la sua pipì. Diciamo che le
sontuose doti idrauliche dell'esterno sono ormai rinomate in casa
Napoli. Difatti, ci vollero tre aitanti addetti per sostenere
l'idrante del colombiano orientato verso la provetta. Poche gocce
furono destinate al contenitore per il controllo, il resto del getto
fu liberato per irrigare il prato dello stadio San Paolo.
dell'addetto del Coni: “Gokhan mi raccomando effettua una gittata precisa nella provetta...”
Inler una
gittata precisa? Ma non ci pensate proprio! Giusto due gocce e mezza
finirono nel contenitore. Per il resto allagò tutta l'infermeria.
Troppo
basso il quantitativo nella provetta per analizzarlo, il controllo
dello svizzero rischiava di saltare. A quel punto Inler provò a
discolparsi: “Vi posso giurare che non mi sono mai dopato in
nessuna partita che ho giocato”
“Su
questo non ci sono proprio dubbi, ti crediamo pienamente! –
ribatterono Benitez e Pecchia da un angolo della saletta – Stai
talmente ucciso che se ti fossi dopato avresti dovuto denunciare il
tuo spacciatore per le sostanze sfiatate che t'avrebbe procurato...”
E' la
volta di Valon Behrami. Appena entrò in infermeria trovò a sorpresa
il rimbrotto deciso del delegato al controllo: “Ma insomma! Ve
l'ho spiegato così bene, la pipì deve essere fatta nel contenitore.
Chi è che te l'ha fatta in testa?”
Lo
svizzero dopo aver chiarito l'origine del colore della sua cresta, si
prestò alle domande preliminari del funzionario: “Valon tu in
campo sei un motorino perpetuo. Ma dimmi la verità, hai mai fatto
uso di sostanze stupefacenti?”
E
Behrami: “Sinceramente
una volta ho provato qualcosa e vi dico che è proprio vero che si
rischia di morire. Siccome ne avevo tanto sentito parlare, un giorno
decisi di farmi una tirata di coca. Ebbene, non so gli altri come
fanno a farsela in continuazione, ma io dopo la prima tirata stavo
davvero per ammazzarmi. Pensate che dopo aver inserito la cannuccia
nella lattina, ho tirato forte la coca col naso, ed altro che piaceri
allucinogeni, stavo morendo affogato…”
Dopo
gli svizzeri, fu chiamato per il test il piccolo Insignuccio. Il
delegato del Coni appena lo vide entrare, vista la statura, invece
della consueta provetta gli fece fare la pipì in un vasino a forma
di cagnolino e quando finì gli disse sorridendo: “L'hai fatta
tutta tutta? E bravo al mio piccolino. E di chi è questo bel
pesciolino? Di chi è? Del delegatuccio tuo?”
Venne
poi il turno di Higuain e Britos che entrarono insieme nella saletta
per il controllo. L'addetto prelevò prima la pipita del Pipita con
l'argentino che con gran classe nell'atto piccolo dimostrò di
essere anche un grande campione di urina.
Britos
invece si commosse scoppiando in un pianto a dirotto quando lesse
sulla scheda del suo controllo “Il campione di Britos”. Mai nella
sua carriera il termine 'campione' era stato accostato al suo nome.
Per lui una grande soddisfazione.
Controllo
a tre in contemporanea per Hamsik, Callejon e Albiol. Mentre i tre
erano intenti ad eseguire il loro deposito di liquidi in provetta,
dall'esterno della saletta partì il coro di un gruppo di tifosi:
“Chi non salta juventino è!” I tre urinandi cominciarono a
saltare all'unisono, spruzzando gettiti in ogni dove. Sembravano i
tre piloti di Formula Uno quando a fine gran premio stappano sul
podio le bottiglie di spumante inondando la folla.
Al
termine del coro la saletta era in condizioni pietose. Per fortuna
quelli erano gli ultimi controlli.
Gli
addetti del Coni erano ancora intenti a raccattare il materiale
ricevuto, quando entrò nella saletta Dzemaili che domandò:
“Scusate, avrei un po' sete, ci sarebbe qualcosa da bere?”
“È
rimasta un po' di birra in quel contenitaore
- rispose il funzionario torrese - È un po' calda, ma è bella
schiumaosa....”
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