martedì 12 novembre 2013

Le solite interviste

Post gara di Chievo – Napoli. Reazioni a caldo e tossine ancora da smaltire. Il tempo di una doccia calda ed ecco affacciarsi in sala stampa i protagonisti del match appena conclusosi. Commenti e considerazioni susseguono le domande incalzanti dei giornalisti accreditati.
Solite domande ma soprattutto solite risposte che rimbalzano da un microfono all'altro da parte di tecnici e calciatori.
Sembra quasi un canovaccio standard, una risposta automatica con frasi e parole inflazionate che partono a prescindere dalla domanda dell'intervistatore.
Per il dopo partita di Chievo – Napoli ecco presentarsi in sala stampa Goran Pandev per le solite interviste di routine.
E' il turno di Sky che con Massimo Ugolini propina il suo primo interrogativo all'attaccante macedone:

Ciao Goran. Ti chiedo subito un giudizio sulla tua prova in campo e sulle troppe occasioni sprecate sotto porta”

E Pandev parte: “E' stata una prestazione intensa, ho dato tutto quello che potevo. Ammetto di essere stato troppo frettoloso nella finalizzazione”

Linea allo studio. Interviene la padrona di casa Ilaria D'Amico:
Salve Pandev ci sciolga un equivoco tattico. Qual è la collocazione che preferisce in campo..”
E il macedone, con una consueta frase di rito, accontenta la curiosità della conduttrice: “Bè, ho ricoperto diverse posizioni, ma quella che preferisco è sicuramente quella laterale dove riesco a dare di più.”

La domanda scottante tocca a Massimo Mauro che si rivolge all'attaccante azzurro: “Negli ultimi minuti il contestatissimo presunto fallo da rigore che secondo i clivensi era fuori area e soprattutto sostengono che la caduta sia stata notevolmente accentuata. Tu come l'hai vista dal campo?”
E Pandev, asciugandosi una goccia di sudore, chiarisce: “Nel finale c'è stato secondo me un gran fallo da dietro ed era dentro. Dopo l'esecuzione ho sentito urla di ogni genere. Solo dopo, però, ho capito che si era trattato di simulazione.”

Insomma solite dichiarazioni rilasciate ai cronisti calciofili. Eppure le risposte dei calciatori sono ormai così tanto standardizzate che vengono riproposte in automatico anche a seguito di domande di giornalisti non propriamente appartenenti al mondo del calcio.

Dal ventre del Bentegodi arriva a sorpresa il turno di Samantha Ghezzi della rivista “Sesso vip”
L'addetto stampa Guido Baldari tra apprensione e imbarazzo dà la parola alla Ghezzi che propone la sua prima domanda: “Salve Goran, volevo chiederti come giudichi il tuo ultimo rapporto sessuale e se durante il quale hai avuto problemi di eiaculazione precoce”
E Pandev, in palese difficoltà, non può che ricorrere al solito risponditore automatico: “E' stata una prestazione intensa, ho dato tutto quello che potevo. Ammetto di essere stato troppo frettoloso nella finalizzazione”

La palla passa nuovamente a Samantha Ghezzi che approfondisce: “La posizione del kamasutra che prediligi”
E il macedone: “Bè, ho ricoperto diverse posizioni, ma quella che preferisco è sicuramente quella laterale dove riesco a dare di più.”

Ma l'apoteosi dell'impaccio si ha con l'ultimo quesito della Ghezzi: “Ti chiedo come hai concluso il rapporto sessuale e soprattutto la tua donna ha goduto veramente o ha finto l'orgasmo per renderti felice?”

E Pandev, ormai immerso da una lava di sudore, risponde: “Nel finale c'è stato secondo me un gran fallo da dietro ed era dentro. Dopo l'esecuzione ho sentito urla di ogni genere. Solo dopo, però, ho capito che si era trattato di simulazione.”

Amici sportivi dalla sala stampa del Bentegodi è proprio tutto. A voi la linea....


Il bomber ipocondriagol

L'obiettivo era quello di far dimenticare Cavani dal cuore dei tifosi napoletani, conquistandoli con cuore, gol e maglia sudata. Ebbene, il Pipita in questa sua prima fetta d'esperienza all'ombra del Vesuvio sembra davvero aver convinto tutti. Un attaccante di spessore tecnico indiscusso, dall'inguaribile vizietto del gol ma soprattutto dotato di una esuberante condizione atletica. Stacanovismo e potenza fisica le doti che Higuain ha abbinato deliziosamente ai suoi gol e alle sue giocate.
E' la gara d'esordio in Champion's Leaugue contro il Borussia Dortmund l'attesa è estenuante per vedere all'opera il nuovo Napoli di Benitez ed in particolare ammirare la punta ex Real. Le telecamere di Sky propongono in esclusiva le immagini dagli spogliatoi per catturare espressioni e sensazioni del pre-gara. La telecamera segue Higuain che carico come non mai per il suo esordio europeo si avvicina a Benitez e gli dice: “Mister non ce la faccio a giocare, ho il calzino destro troppo stretto. Non circola il sangue nella gamba, non mi sento il polpaccio, non ce la faccio....”.
Richiesta rispedita al mittente da parte del tecnico. Higuain è in campo. E diventa subito protagonista. Cross di Insigne dalla fascia, gran colpo di testa del bomber ed è gol. Immediato l'urlo del Pipita verso i compagni: “Ho battuto forte la testa contro il pallone, mi sa che si tratta di trauma cranico. Chiamate il 118....”
Pericolo rientrato. La gara prosegue con il Napoli avanti nel risultato e che si lascia preferire per corsa e intensità di gioco. E' il minuto 38 quando dopo un lungo possesso palla è Marek Hamsik a provare la giocata in verticale servendo il Pipita in profondità con un lancio lungo. Parte lo scatto di Higuain che attacca lo spazio con trenta metri di accelerazione. Purtroppo però nonostante lo sforzo non riesce a raggiungere il pallone che si spegne sul fondo. Da apprezzare comunque la generosità del bomber che si è distinto per corsa e rapidità. Ma attenzione Higuain si accascia al suolo, richiamando l'attenzione dello staff medico: “Mi sbatte il cuore forte! Sento il battito accelerato. Chiamate De Nicola!!!”
Siamo giunti all'intervallo le squadre fanno ritorno negli spogliatoi. Higuain affianca Benitez confidandogli le sue preoccupazioni: “Mister non posso rientrare nel secondo tempo, ho sentito uno strappo” Preoccupato il tecnico chiede delucidazioni sul presunto infortunio: “Quando l'hai sentito questo strappo” E il Pipita: “Ieri, ho fatto la ceretta alle gambe. Ho sentito troppo dolore nel momento dello strappo..”
Ancora una volta richiesta di sostituzione respinta. Higuain è puntualmente in campo anche nella ripresa.
Al minuto 76 è il giocatore avversario Lewandoski ad essere avvicinato da Gonzalo con tono confabulante: “Senti, se faccio finta di darti una gomitata, ti vuoi buttare a terra così l'arbitro mi caccia fuori. Non ce la faccio più a stare in campo”
Ma perchè mai?” La risposta di Lewandoski alla proposta anomala ricevuta.
E Gozalo: “Devo fare pipì, non riesco più a trattenerla. Soffro di una cronica incontinenza da anni...”
Tu incontinente?” la replica esterrefatta del giocatore tedesco
E certo. Secondo te perché tutti mi chiamano Pipita?” la chiosa di Higuain.
Ma niente. Anche quest'altro tentativo di abbandonare il campo fallisce.
Siamo nel finale, ancora Gonzalo protagonista. Chiede il pallone ai compagni, lo riceve, scatta centralmente, supera un avversario, ne supera un secondo, ma poi si allunga la palla. Per Higuain non ci sono dubbi: si tratta di ernia. Chiesto subito il cambio.
Sostituzione stavolta obbligata. Al minuto 89 Benitez lo richiama in panchina. Ufficialmente per il brutto infortunio ricevuto ma in realtà era per attribuirgli una favolosa standing ovation dello stadio San Paolo in delirio per lui. Ma per carità che Higuain non lo venga a sapere, è uscito per gravi problemi fisici. Termina così il match del bomber ipocondriagol.

Diodato De Martino

Napoli olè

Siamo d'accordo che Napoli ha vissuto la dominazione spagnola secoli a dietro, siamo d'accordo che ci accomuna la stessa latitudine sul mediterraneo, siamo d'accordo che abbiamo variegate similitudini caratteriali, ma che i napoletani possano compenetrarsi con i cugini spagnoli, comprendendone a pieno lingua e costumi proprio no, non accadrà mai. Quello che voglio raccontarvi in questo articolo è il dramma di un uomo, anzi di un mezz'uomo che, ritornato a casa dal Pescara, già bramava la voglia di calarsi appieno nella sua Napoli con la sua napoletanità. Ed invece nel giro di un anno si è trovato catapultato nella più poliglotta delle squadre internazionali.
Ovviamente parliamo del mitico Lorenzo Insigne che da poco si stava cominciando a capire con Christian Maggio che parlava questa lingua così arcana e misteriosa: l'italiano. Lui che spesso non si capiva nemmeno con Paolo Cannavaro visto che il dialetto di Fuorigrotta aveva cadenze differenti rispetto a quelle di Frattamaggiore. Ma quest'anno, che ha dovuto fronteggiare comunicativamente la colonia spagnola, si è toccato per Lorenzino l'apice dell'astruso. Lo vedi sovente vagare sul campo di Catelvolturno ignaro di quelle che tutti percepiscono come parole e frasi su concetti tattici e moduli di gioco, ma per lui sono semplici suoni indefiniti che rimbalzano nelle sue orecchie alla stessa stregua di un rutto o un colpo di clacson.
Purtroppo questo spagnolo è davvero una lingua incomprensibile per il campioncino targato Na. Che poi, parliamoci chiaro, se tu chiedi a un napoletano che cosa conosce della Spagna, lui riassumerà il tutto in poche nozioni: le nacchere, la corrida, la macarena, la paeglia (rigorosamente scritto così) e il pan di Spagna per le torte di compleanno. E basta. Cosa ne potremo mai sapere di come si parla lo spagnolo? Eppure per il povero Lorenzinho quest'anno la crescita professionale va di pari passo con i suoi confronti verbali con il tecnico Benitez e i compagni Reina, Albiol e Callejon a cui si aggiungono Fernandez e Higuain che si esprimono in spagnolo a causa dei recenti trascorsi nella Liga. E allora via ai siparietti che non t'aspetti.
Era la gara Napoli – Torino, il Pipita Higuain ha appena trasformato un calcio di rigore e nel festeggiare la marcatura con i compagni si rivolge a loro gridando: “Vamos! Vamos!” Insigne arriva di corsa dalle retrovie, abbraccia il compagno e risponde: “Si, anche noi t'amiamos, Gonzalos...”
Evidentemente la storia della S finale che gli ha raccontato Fernandez gli ha confuso ancora di più le idee.
Stessa partita, Napoli – Toro, verticalizzazione di Callejon che serve in profondità Lorenzino che però non scatta mostrando nella circostanza poco dinamismo. Non si fa attendere il rimbrotto di Callejon. “Vai Lorenzo Adelante”
Vacci tu all'Atalanta! E' vero che non sono arrivato sul pallone ma che mi vuoi mandare addirittura a Bergamo mi pare esagerato...”
A questo punto, interviene Benitez dalla panchina che per sottolineare alla squadra che bisogna attaccare con un ritmo di gara che fosse senza fretta ma sempre costante, sfoggia il suo detto più noto: “Ragazzi Sin prisa, pero sin pausa”
Zi' Luisa è in meno pausa? - replica Lorenzo - Mo ho capito perchè teneva sempre quelle vampate di calore...”
Che Insigne avesse qualche penombra di comprendonio linguistico è ormai cosa acclarata ma lo stesso non può dirsi della sua classe cristallina che invece risplende sempre fulgida ogni volta che comincia a dare del tu al pallone. In una delle sue giocate in punta di fioretto perfino Benitez, colto da un impulsivo entusiasmo, si compiace col suo giocatore: “Lorenso te quiero....”
Chieretemi tutto mister - risponde Insigne avvicinandosi alla panchina - mi potete chierere quello che volete, vi sentos...”
E il povero Benitez non può che assecondarlo: “Ha telefonato tua zia Luisa, ha detto se mo che torni a Frattamaggiore gli fai la cortesia di comprargli un ventilatore che tiene caldo assai!”
Fischio finale: Napoli – Torino 2-1. Il toro è matato, ma che fatica matare questo spagnolo.

Il calcio sta morendo?

Stadio San Paolo, ore 14,57 Napoli – Chievo, le squadre stanno per fare il loro ingresso in campo. Curve pronte a caricare i propri beniamini. E' la curva B a innalzare il primo striscione: “Ciao Gianni, per sempre nei nostri cuori”
Ore 15,00 il capo fila è capitan Hamsik che guida l'ingresso degli azzurri. L'adrenalina comincia a salire e la curva A srotola il suo stendardo “Massimo non ti dimenticheremo mai”
Fischio di inizio. Il Napoli parte forte e schiaccia il Chievo nella sua metà campo. E' ancora la curva A ad esporre un nuovo striscione: “Christian non mollare”
Ed Insigne con imbarazzo si rivolge a Maggio: “La vuoi finire di fare sti puzz che si sentono fino a sopra la curva? Non facciamo sempre ste figure di m.....”
Al quarto d'ora il Napoli prova a imbastire una nuova trama di gioco ma dopo uno sterile possesso l'azione d'attacco si spegne.
Immediato lo striscione della curva B: “Ciao azione d'attacco rimarrai sempre nei nostri cuori”
Napoli poco incisivo nella costruzione del gioco dove al centro Inler non sembra nella sua giornata migliore. La tribuna si spazientisce con lo svizzero destinandogli commenti poco ortodossi: “Ma cosa fa sto morto di Inler!”
Immediata la risposta della curva “Ciao Gokhan. Per sempre con noi”
Niente da fare, ancora un necrologio proviene dal settore del tifo organizzato. Persino De Laurentiis dalla tribuna autorità sbotta: “E basta con questi striscioni. Ci avete proprio ucciso la salute...”
Ciao Salute. Per noi sarai sempre la prima cosa....” la replica dagli spalti
Termina il primo tempo e i giocatori in panchina nell'attesa della ripresa del gioco improvvisano un po' di torello e ammazzano il tempo.
Puntuale la Curva A: “Ciao Tempo. Sei trapassato ma sei presente!”
Nell'intervallo ne approfitta Mertens per contattare il capo ultras della curva per avere qualche notizia di prima mano. “Scusate, siccome tengo a mio nonno in Belgio che non sta tanto bene, volevo sapere se sapevate se c'era qualche striscione in programma per lui. Così, giusto per organizzarmi.”
E il capo ultras: “Un attimo che controllo sul necrologio notes... allora nella lettera M in ordine di uscita c'è Mammato, Meloni, Mercurio, eccolo qua...Mertens... dunque a tuo nonno tocca tra due settimane in occasione di Napoli – Palermo. E' pure un posticipo serale così facciamo una bella cosa illuminata....”
Ma insomma a cosa siamo arrivati? Il San Paolo è il tempio del calcio. Una struttura sicuramente fatiscente, degradata ma pur sempre pulsante di una passione sconfinata per quella maglia azzurra come il cielo. San Paolo che ha ospitato campioni internazionali di ogni tempo e che si è sempre distinto per una tifoseria calda e ironica, rendendola unica al mondo. Striscioni esposti dalle curve hanno fatto storia e rimangono indelebili nella memoria di ognuno. Eppure da un po' di tempo quei meravigliosi striscioni di incitamento e sfottò sono stati avvicendati da altri di tutt'altro genere. Per carità, rispetto massimo per chi ci lascia ma riservare striscioni esclusivamente a saluti di addio sembra davvero eccessivo.
Intanto, tra uno striscione e l'altro immortalato durante la partita, è terminata Napoli – Chievo e così con il triplice fischio dell'arbitro anche questo mio articolo è finito.
Ciao Articolo. Il tuo ricordo rimarrà impresso sempre a chiare lettere!” questo il commiato finale della Curva B all'uscita dei giocatori dal campo.

Diodato De Martino